"La Storia non contempla sentenze definitive"
Il grande giornalista manda alla sbarra fatti e protagonisti del passato, riesaminandoli alla luce di una nuova percezione.
La Storia abbonda di mistificazioni, per questo è importante
riesaminarla e, quando necessario, riscriverla. È il caso di Enea,
probabilmente un traditore che aveva concordato con gli Achei la fuga
da Troia, e di Fidel Castro, dittatore marxista di formazione cattolica.
Ma ci sono anche le strategie politiche di Togliatti nel primo dopoguerra
e le maldestre manovre di Vittorio Emanuele II; la storia tragica di
Stella, che dal ghetto collaborava con i nazisti, e la ¿revisione¿ del
giudizio su Napoleone, sconfitto ed esiliato, ma sotto molti punti di vista
vincitore morale. In fondo, dice Mieli, fare Storia consiste proprio in
questo: nella ricerca di ogni indizio che porti a rivedere ¿verità
inossidabili¿ formulate nel passato. Un¿opera della quale, nell¿epoca
della (dis)informazione diffusa, abbiamo sempre più bisogno.
Paolo Mieli
giornalista e storico, è stato all¿«Espresso», poi alla «Repubblica» e
alla «Stampa», che ha diretto dal 1990 al 1992. Dal 1992 al 1997 e dal
2004 al 2009 è stato direttore del «Corriere della Sera». Dal 2009 al
2016 è stato presidente di RCS Libri. Tra i suoi ultimi saggi ricordiamo:
Il caos italiano (2017), Lampi sulla storia (2018), Le verità nascoste
(2019) e La terapia dell¿oblio (2020).
Leggerlo perché...
... invita ripensare la Storia non come a qualcosa di assodato, ma
come a un continuo processo di rielaborazione, che varia in base alla
sensibilità dell¿epoca.