Una criminologa e una giornalista contro la violenza sulle donne
Dieci casi di cronaca raccontano i tabù e gli stereotipi di genere in cui si annidano
i germi dell¿aggressività e della prevaricazione.
È l¿uomo che deve mantenere la famiglia. La maternità è l¿unica esperienza di
autorealizzazione per una donna. È giusto controllare la vita di relazione di una
donna. Se pensate siano retaggi di un lontano passato, vi sbagliate. Sono
stereotipi di genere che permeano trasversalmente la nostra cultura e non
conoscono distinzione di censo, di classe o di età. Senza puntare il dito, ma senza
fare sconti a nessuno, una criminologa e una giornalista hanno analizzato dieci
casi di femminicidio, mostrando quale ruolo abbiano avuto pregiudizi e idee
sessiste. E mentre raccontano queste Favole da incubo, ci aiutano a prendere
coscienza delle voci che parlano dentro di noi: perché la consapevolezza è il
primo e più importante passo per innescare quel profondo cambiamento culturale
che può mettere fine alla violenza sulle donne.
Roberta Bruzzone
Psicologa forense e criminologa, è la profiler più famosa in Italia. È consulente
tecnico nell¿ambito di procedimenti penali, civili e minorili, ed è consulente
scientifica di numerosi programmi televisivi che si occupano di cronaca e attualità.
Emanuela Valente
Blogger ed esperta di comunicazione, collabora con numerose testate. Ha curato
e cura il sito In quanto donna, il primo osservatorio online sul femminicidio in Italia.
«Dobbiamo lavorare sul modo in cui le donne considerano se stesse fin da
quando sono bambine e dobbiamo cominciare a farlo subito, perché l¿educazione
alla parità di genere è l¿unica arma che abbiamo».